Contro il virus di stagione

Cosa succederebbe se i virus efferati di stagione si manifestassero con maggiore frequenza? Quali trasformazioni sociali provocherebbero?

Scenari per le crisi future

Chi si arricchisce?

Oltre ai produttori di mascherine, amuchine, tamponi, vaccini e farmaci, quali saranno gli attori globali che trarranno maggiori benefici dagli efferati virus di stagione? Come cambieranno gli stili di vita? Quali tecnologie si affermeranno e quali invece andranno in cantina? Come cambieranno i rapporti sociali? Quali comportamenti finiranno per affermarsi come abituali? Qui di seguito alcune logiche deduzioni sui cambiamenti in atto, alla luce degli scenari apocalittici che gli strumenti messi in campo lasciano prefigurare.

I Global Market Place

Alibaba, Amazon, eBay-Mercado Libre, Naspers, Shilbest sono i player che hanno vinto.

Il mondo dei corrieri e degli spedizionieri delle loro filiere, saranno gli unici a mantenere il diritto di potersi muovere, probabilmente sostituiti in futuro da robot in grado di auto-sanificarsi per evitare di diventare a loro volta vettori di contagio.

A prevalere sarà l’idea di starsene comodamente a casa, evitando i punti di contatto con altri esseri umani, rinunciando di buon grado a muoversi per mega-store e centri commerciali. Che senso ha recarsi in questi non luoghi, spazi completamente asserviti alla funzione di esporre prodotti e servizi quando si può comprare on-line? Tanto vale evitare il casino e aspettare la merce, comodamente sul proprio divano.

La religione on-line

Cosa succederebbe alla chiesa?

Celebrazioni in diretta streaming hanno già sostituito molti dei momenti conviviali e di socialità a livello comunitario. Basti pensare alla santa messa del parroco che celebra a porte chiuse, invitando i fedeli a connettersi, per seguire la diretta facebook.

È quindi probabile che ci saranno ulteriori grandi investimenti delle chiese per difendere il proprio credo sulla rete.

Piattaforme sempre più evolute dove nel caso dei cattolici sarà possibile celebrare la messa on-line, magari confessarsi via skype o prenotare la comunione a domicilio, senza beccarsi il virus, evitando quanto più possibile di andare fisicamente in chiesa.

Grandi eventi in pericolo

Che fine farebbero gli eventi?

I grandi eventi, quelli dove si accalcano migliaia di persone attratti da manifestazioni artistiche, musicali, culturali o da esposizioni fieristiche e mostre d’arte sono seriamente a rischio. Sono e saranno sempre di più i grandi eventi le prime vittime sacrificali dei virus.

D’altro canto, in nome della salute pubblica avrà sempre meno senso recarsi fisicamente all’evento, potendolo fruire a distanza, grazie a tecnologie sempre più performanti.

Il digital marketing ovviamente sta già cavalcando questi trend e quando si va in fiera, ad esempio, ci si accredita in market place sempre più sofisticati e in grado di simulare l’incontro e lo scambio tra fornitori e stakeholder, riuscendo a dialogare quasi meglio che dal vivo.

Le fiere saranno luoghi virtuali che non faranno sentire la mancanza dell’evento materiale, dove poter socializzare e condividere idee, aggiornarsi sulle principali innovazioni, acquisire conoscenze e competenze tecniche, facendo ordini e commesse, intrattenendo relazioni diversificate.

Facebook più di Instagram

E i social sopravviverebbero al virus?

I social probabilmente resisteranno ancora un po’ prima di scomparire, in quanto assolvono alla fondamentale funzione di controllo sociale e svuotamento delle piazze. Si partecipa sui social molto più che andando a manifestazioni, senza correre il rischio di essere caricati dalla polizia.

È tuttavia presumibile che gli instant sempre più potenziati abbiano definitivamente la meglio sui social, troppo lenti e statici, quasi un retaggio del primo ventennio del nuovo millennio. Per capirci, roba tipo Whatsapp e Telegram prevarrà su Facebook e Instagram anche se quest’ultimo è decisamente più giovane e longevo.

Già perché le tecnologie “end to end” simulano la privacy che un tempo si poteva avere dinanzi ad un caffè, nascondendosi in un bar del centro. Bar, pub e ristoranti sono gli stessi che oggi si desertificano, dinanzi al dilagare dei virus, dovendo consumare cibi e bevande ad almeno un metro di distanza finiscono per perdere di senso.

Il telefono che parla

E ci sarebbero sempre i call-center?

Probabilmente si riceveranno meno telefonate sia da parte di amici e parenti sia da operatori pronti a propinare nuove e vantaggiose offerte. La telefonia stessa sembra essere a rischio, minacciata com’è dalla scrittura e dalla messaggistica che si va prendendo una rivincita straordinaria nei confronti di apparecchi oramai troppo sporchi che entrano in contatto con la cute, le mani e perfino ficcandosi nelle nostre orecchie con auricolari sempre più indipendenti e sofisticati.

Potremmo assistere in breve tempo al tramonto dei call-center, luoghi troppo densi di dipendenti per distanziarli a sufficienza, a favore di modalità diverse, da parte dei gestori delle reti che se non vorranno rinunziare a insinuarsi nella privacy dei propri utenti, dovranno fare i conti con nuovi media e abitudini digitali diverse.

Distanza e diffidenza sociale

Baci e abbracci sopravviverebbero?

Gesti oggi indispensabili a manifestarsi nel mondo, come baci, abbracci, strette di mano e più in generale rapporti ravvicinati, potrebbero diventare forme di dissenso, rispetto a norme restrittive, finalizzate a limitare il contagio.

La nuova medicina preventiva trapianterà nei corpi degli umani piccole memorie in grado di registrare tutte le patologie, calcolando in tempo reale la percentuale di rischio di contagio, inibendo l’incontro tra soggetti incompatibili e favorendolo tra quelli sanificati. 

Sesso sicuro e meno chiacchiere

Cambierebbero i siti degli incontri?

I siti e le piattaforme per gli incontri tenderanno a certificare la salubrità dei propri iscritti. Per entrare nei data base di quelli più frequentati servirà la tracciabilità del proprio stato di salute, pena l’esclusione.

I nuovi cataloghi degli umani penalizzeranno gli individui contaminanti o fonte di potenziale contagio, favorendo quelli meno rischiosi. D’altro canto, cosa c’è di più asettico della rete per cercare un partner, senza alcun rischio di contagio s’intende?

E buona parte del corteggiamento continuerà ad essere disbrigato on-line, comprimendo ancora di più il tempo dell’incontro ravvicinato che potrà servire per assolvere al mero accoppiamento.

Tutti a casa per lavorare

Lo smart-working che impatto avrebbe?

Sarà la fine dei grandi luoghi di lavoro, sostituiti dallo smart-working e dalla possibilità di controllare a distanza tecnologie funzionali alla produzione. Il lavoro smart, portato a termine dinanzi ad una connessione (pc, tablet, mobile, smart-tv) manderà in soffitta non soltanto gli spazi comuni di uffici e fabbriche ma anche tutte le retoriche produttivistiche, di benessere organizzativo, motivazionali e incentivanti il lavoro di gruppo, concepite all’interno di luoghi materiali e per questo potenziali fonti di contagio.

Le logiche e le tecnologie di sanificazione dei luoghi saranno sempre più inglobate negli standard di sicurezza e scaleranno posizioni nelle politiche di welfare aziendale prendendo il posto degli asili aziendali.

Piattaforme FAD nella scuola

La scuola come si comporterebbe?

Grazie alle epidemie le scuole italiane hanno imparato in poche ore a consumare la formazione a distanza. Più nota con il suo acronimo FAD, è servizio in essere già da tempo e sul quale molte università telematiche e enti di formazione nel mondo hanno costruito il loro successo e le loro ricchezze.

Fino a qualche giorno il fenomeno non aveva quasi toccato il mondo della scuola, mentre la potenza di questo strumento è di gran lunga superiore, rispetto alla formazione in presenza. Potenza necessaria per catturare l’attenzione degli smanettoni e dei nativi digitali che sanno stare più davanti a un monito che ad un essere in carne e ossa. Formidabile strumento, in grado di lasciare aperte anche se solo virtualmente le scuole ai tempi del virus.

È probabile che anche il peso e il volume dei libri si ridurranno drasticamente finendo per eliminare quasi del tutto il ricorso alla carta, tanto i compiti a casa si possono tranquillamente fare scaricando file e compilando form e test on-line.

Nostalgia del libro cuore

I social contro la socialità perduta.

Certo, immaginare un mondo della scuola senza banchi, senza libri e senza compagni è davvero dura, specie per noi che siamo nati nel secolo breve, all’ombra del Libro cuore. Per cui la sfida delle piattaforme scolastiche sarà quella di recuperare il rapporto umano, ludico e scherzoso che solo il confronto ravvicinato era in grado di assicurare.

È quindi plausibile che talune funzionalità 2.0 alla base della condivisione dei social e degli instant, saranno innestate sulle funzionalità didattiche delle piattaforme scolastiche per la formazione a distanza. 

Saranno direttamente Leonardo e Dante a restituirci le l’universalità delle loro opere. La realtà aumentata e quella virtuale saranno strumenti didattici imprescindibili, oltre che impressionanti, mandando definitivamente al macero manuali e sussidiari.

Crescerà la possibilità di sostituire la presenza di bidelli e personale scolastico con avatar preimpostati, in grado di rispondere alle domande statisticamente più frequenti.

Auto e viaggi in tempi di virus

Mobilità e tempo libero?

Anche il tempo libero e i viaggi saranno sanificati, i B&B prevarranno sui grandi alberghi troppo pericolosi per i loro ambienti comuni, dai corridoi, alle ascensori fino alle hall e alle sale per le colazioni e gli eventi. Meglio un piccolo appartamento privato in grado di ospitare poche persone per volta, purché sia sanificato e trattato con prodotti idonei alla salute dei suoi ospiti.

Ci si sposterà in auto private ritorneranno nuovamente di moda rispetto alle sharing e ai mezzi pubblici. Cosa c’è di più sicuro oltre la propria casa se non la propria auto? Magari elettrica o ibrida… Nei tagliandi, le case produttrici dei veicoli, inseriranno processi di sanificazione delle autovetture e degli scooter.

Atleti senza folla

Che fine farebbe lo sport?

Lo sport si giocherà a porte chiuse, con la possibilità di guardare l’evento attraverso un monitor. Gli atleti saranno cresciuti in ambienti e palestre super-sanificati. Gli attrezzi in palestra saranno sostituiti da apparecchiature casalinghe con occhiali multidimensionali, in grado di favorire incontri a distanza, come se si stesse nella stesso spazio, selezionando sul display il parco nel quale fare jogging insieme agli amici di sempre.

Burocrazia senza corruzione

Aspetti positivi del digitale.

Ci sono ovviamente anche aspetti positivi nella digitalizzazione. Basti pensare alla sburocratizzazione della pubblica amministrazione determinatasi con la possibilità di generare file documentali direttamente da parte del cittadino alfabetizzato digitale.

La digitalizzazione da virus è un processo che contiene esternalità positive come il contenimento della corruzione, almeno per quanto concerne profili di reato come la vendita dell’atto dovuto. Mai più lunghe file per ritirare documenti presso gli uffici competenti ma anche fine delle burocrazie elefantiache così come le abbiamo conosciute fino a oggi.

Serviranno meno dipendenti pubblici, con competenze digitali evolute, in grado di gestire e classificare i dati che il proprio ente sarà chiamato a raccogliere.

La vittoria del digitale

La rete filtrerà le nostre vite.

Sarà la definitiva vittoria del digitale a portarci in un mondo sempre più fragile e sempre più intento a contenere i rapporti umani diretti, limitandoli al minimo indispensabile. Saranno scongiurati i rapporti non mediati da nuovi mezzi di comunicazione o non sanificati con ragionevole certezza.

La rete assolverà ad una parte dei processi di valutazione per certificare il buono stato di salute, non soltanto a livello individuale ma anche su basi aggregate per intere regioni o stati.

Ci saranno business che ne trarranno vantaggio, come quelli che si sapranno legare indissolubilmente alle nuove tecnologie e altri che periranno o si rinchiuderanno in nicchie progressivamente sempre più marginali.

Ci saranno forme di resistenza al digitale, movimenti neo-luddisti e pratiche individuali, familiari e di comunità, tese a riscoprire mondi anacronistici ma saranno sempre di più minoranze insignificanti. In compenso però il mondo sarà perfettamente in grado di fare fronte alle emergenze sanitarie causate da efferati virus di stagione.

Fonti di ispirazione

Libri: due titoli di Josè Saramago, Cecità (1995) e Saggio sulla lucidità (2004).
Serie televisiva: Il prigioniero, del 1967, genere fantascientifico e fantapolitico, interpretata da Patrick McGoohan, creata dallo stesso McGoohan e George Markstein. 
Film: Cassandra Corssing, del 1976 diretto da George Pan Cosmatos, tratto da un romanzo di Robert Katz, con Sophia Loren e Richard Harris, Burt Lancaster, Martin Sheen, Ava Gardner, Ingrid Thulin, Lee Strasberg, Lionel Stander, Alida Valli.
Brani musicali: Lucio Dalla, Quale allegria, nell’album Come è profondo il mare, 1977.

2 risposte a "Contro il virus di stagione"

  1. A Milano, in questi giorni di giusta “reclusione forzata”, sono tante le cose cui ho pensato: come impiegare il tempo in casa, come rendere le giornate meno noiose ai miei bambini, come smussare le inevitabili tensioni legate allo stress della convivenza h24. In tutto questo marasma, quello che rende la situazione “accettabile” è il fatto che, tutto sommato, quindici giorni passano. Non oso immaginare, però, cosa potrebbe accadere con il protrarsi delle misure restrittive ma, soprattutto, se gli argomenti riportati nel post non fossero poi così tanto futuristici. Nell’articolo si mettono in risalto quelli che potrebbero essere i vantaggi per alcuni produttori, “attori globali”, ma tali cambiamenti, molti di noi, non saremmo in grado né pronti ad affrontarli. Penso agli anziani, a chi è poco incline al digitale, a quelli che non hanno la possibilità di accedere a determinati servizi on line. Sarebbe molto interessante poter conoscere i punti di vista di più persone, come reagirebbero di fronte a questo scenario? Questa pubblicazione è ricca di spunti di riflessione che, a mio avviso, sarebbe interessante analizzare e commentare punto per punto. Chiudo con delle provocazioni: che fine farebbero la tanto agognate banconote/monete? Avrebbe ancora senso utilizzarle o sarebbero sostituite da una nuova valuta digitale, questa volta in corso legale? Chi sarebbe in difficoltà per la loro scomparsa e chi ne trarrebbe giovamento? Ai posteri l’ardua sentenza.

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